Dream city

Ifigenia Papadopulu partendo dal tema della comunicazione, ha creato un puzzle di palazzi ondulati in perpetuo movimento, trascendendo le regole architettoniche e seguendo le leggi del cuore.
Se vogliamo ricordare il nostro patrimonio come europei, la città è l’illuminante e massimo raggiungimento dell’uomo.

La sua città dunque sfida le leggi della natura e dell’ergonomia, offrendo un nido multiculturale, molto vicino alla città natale dell’autrice, importante centro di unione di popoli e culture diverse con una forte attività sociale e culturale attraverso i secoli.

Sotto i riflessi della luna e della luce artificiale, nella magia e nella bellezza della notte, gli abitanti della città onirica comunicano e sperano. Nessun’altra tecnica quanto quella del Raku avrebbe potuto rapresentare meglio l’immagine della notte con le tonalità nere e i riflessi metallici.

La tecnica Raku

Le radici del RAKU si trovano in Giappone alla fine del sedicesimo secolo. Questa tecnica veniva usata per la produzione delle tazze utilizzate per la cerimonia del tè, elemento importante della dottrina ZEN.

Lo Zen non è una religione, non crede all’immortalità, al peccato e al concetto dell’anima. E’ un modo di vivere a fondo tutti i momenti e liberarsi dalle dispersioni mentali, guardando dentro se stessi e scoprendo la vera natura dell’essere. Partecipare e non fuggire. La mente si libera con le esperienze che viviamo e non con il formalismo. L’armonia si trova nelle piccole cose e la bellezza nella semplicità delle forme.

In questo contesto, assieme al teatro, la musica, la danza, le poesie haiku e altre forme di espressione artistica, nasce anche la ceramica raku e accompagna la cerimonia del tè. La cottura delle tazze avviene nello stesso giorno della cerimonia. Esse presentano una superficie irregolare piacevole al tatto, mentre gli effetti cromatici sono semplici, ma suggestivi. Le tazze, calde dal calore del tè profumato, i riti e l’ambientazione particolare, conducono all’ armonia e alla tranquillità spirituale.

La tecnica raku ha cominciato ad avere i suoi “fans” in Europa negli anni ’60, dove sono stati introdotti nuovi elementi, come i riflessi metallici, il craquelè,  ecc… e inventare nuove tecniche e tipologie.

il fantasmino del raku

IL PROCESSO RAKU CONSISTE IN QUATTRO FASI FONDAMENTALI:

*LA PRIMA COTTURAavviene intorno ai 970°C. Si impiega un’argilla refrattaria e resistente agli shock termici, dovuta al suo contenuto di chamotte (argilla cotta e macinata in diverse granulometrie)

*LA DECORAZIONEcon l’uso degli smalti (vetro coprente) e cristalline (vetro trasparente), mescolati con ossidi e sali metallici per ottenere diverse colorazioni. Essi, provengono appunto, dall’ ossidazione dei metalli (ruggine dal ferro, verde dal rame, ecc…)

*LA SECONDA COTTURAavviene intorno ai 980°C, dura circa mezz’ora e gli oggetti si estraggono incandescenti. La temperatura e il tempo di cottura può variare secondo gli smalti impiegati.

*LA RIDUZIONEè la parte più importante e spettacolare di questa tecnica. Gli oggetti incandescenti vengono estratti dal forno e depositati con l’aiuto dellepinze, in un recipiente di metallo che contiene sostanze combustibili, come segatura, giornali, foglie secche,ecc… e poi chiuso con un coperchio. Durante la combustione, gli ossidi dei metalli perdono l’ossigeno e si ottengono smalti con effetti metallici, mentre le superfici non smaltate diventano nere dal fumo. Nel Giappone del XVI secolo questa procedura non avveniva e gli oggetti incandescenti si emergevano direttamente nel acqua per raffreddarsi.

Quando la riduzione finisce, gli oggetti vengono lavati per eliminare i residui della combustione. Questo è un’altro momento affascinante ed emozionante. Il risultato supera le aspettative visive dell’artista ed è spesso sorprendente!

Dieci Opere per ricordare FLUXUS

INAUGURAZIONE  sabato 12 febbraio ore 18.00, ART  STUDIO, Via Paolo Costa, 4 / corso  Garibaldi, 5,  FAENZA
Lo studio rende omaggio a Giuseppe Chiari e al Fluxus nel 50° Anniversario dalla nascita di Fluxus. Relatore:Giancarlo Montuschi

Fluxus è un gruppo dichiaratamente neo dadaista che nasce nel 1961 e svolge la maggior parte della sua attività in Germania anche se ad esso aderiscono numerosi artisti americani.
Storicamente possiamo considerare riferimenti di Fluxus il dadaismo e la poetica del ready made. Fluxus continua idealmente il percorso artistico iniziato dal movimento degli happenings del Black Mountain College. Al suo interno si sviluppano molteplici movimenti quali la videoart, la body art e la performance.
Fluxus è un termine latino che significa flusso, quindi sta ad indicare un fenomeno in continuo mutamento, che non ha forma né luogo. Rifacendosi all’happening americano, Fluxus teorizza un modo di fare arte che è un fluire ininterrotto di situazioni, percezioni e molteplici esperienze estetiche e sperimentali. La caratteristica di Fluxus è l’intedisciplinarietà dei suoi eventi, che al suo interno possono contenere e inglobare svariate correnti artistiche, come per esempio la musica sperimentale, il noveau realism, la videoart, l’arte povera, il minimalismo e l’arte concettuale. Non è un gruppo unificato né ha un manifesto programmato, ma vuole piuttosto essere un insieme di individui, di artisti, che partecipano attivamente al movimento portando avanti le loro personali sperimentazioni. L’arte deve essere divertente, occuparsi di tutto ed essere accessibile a tutti, sosteneva Maciunas.
Giuseppe Chiari musicista, compositore,  nasce a Firenze nel 1926. Dal 1962 entra a far parte del gruppo internazionale e interdisciplinare Fluxus, nato negli USA per promozione di George Maciunas e impostato su comportamenti alternativi e continui sconfinamenti della specialità dei linguaggi. Nel ’63 viene eseguito a New York il …suo lavoro “Teatrino” all’interno di concerti organizzati da Charlotte Moorman e Nam June Paik. Partecipa in seguito al Gruppo 70, poesia concreta, per la parte musicale. Pubblica il libro “Musica senza contrappunto” nel ’69 e “Senza Titolo” nel ’71. Nel 1970 smette di comporre ed inizia una intensa attività di concerti, performances, conferenze che lo portano, fra l’altro, a Berlino, Londra, Parigi, Vienna, Milano, Venezia, Roma, New York. La sua attività come artista visivo lo porta ad essere considerato oggi l’artista Fluxus italiano più importante in campo internazionale. Muore a Firenze nel maggio del 2007.
wikipedia.org/Fluxus

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